RNCD. Raduno Nazionale Clown Dottori. Benevento
Il 29 gennaio 2010 abbiamo costituito in Tufara (BN) la Comunità Libertaria per sognatori pratici”Raduno Nazionale Clown Dottori “RNCD”, associazione no profit che ha l’intento di diffondere un nuovo modo di rapportarsi a se stessi, agli altri e alla terra (sulla base dei principi della consapevolezza, della cooperazione e dell’ecologia profonda).
Non si tratta solo della ricerca del proprio clown, ma di un nuovo modo di intendere la vita, molto vicino agli insegnamenti dei nativi americani.
La Comunità, libertaria e solidale di clown dottori e sociali, denominata “Comunità RADUNO NAZIONALE CLOWN DOTTORI”, rappresenta una possibilità, uno spazio e uno strumento di condivisione delle esperienze umane individuali e collettive.
Per questo l’associazione si struttura nella centralità della figura del Clown “Dottore” e “Sociale” come “uomo possibile”, “autentico”, “uomo intero e profondo” che può “prendersi cura” di tutti i mali dell’uomo e della madre terra.
L’associazione con le sue azioni intende promuovere “la ricerca della felicità” attraverso la “disciplina della serenità”.
L’associazione promuove e sviluppa dunque un concetto di salute individuale e sociale che si attiva e si può recuperare nella armonia (“eudemonia”), nell’autonomia culturale, nella libertà di scelta del singolo individuo.
La “Comunità RNCD”, libertaria e solidale di Clown Dottori e Sociali fonda il suo progetto e la sua pratica sulla piena indipendenza da istituzioni e gruppi di potere, aspirando a quella trasformazione e realizzazione umana capace di restituire alle donne – tutte – e agli uomini – tutti – pace e benessere, libertà e fraternità, diritti e dignità, in una società libera da ogni forma di oppressione e discriminazione.
Presidente: Enzo Maddaloni – CLOWN NANOSECONDO
Vice Presidente: Carmela D’Antonio – CLOWN MECALA
Tesoriere: Carmela Longo – CLOWN CARAMELLA
Segretario: Agostino Della Gatta
Presidente Onorario: Mauro Orlando
Il clown mette in luce l’individuo nella sua unicità e demistifica la pretesa di ognuno di essere superiore all’altro.
(…) Provocatoriamente folli i clown? Non tanto, se ci riflettiamo bene. Ognuna, ognuno di noi vive chiuso nel proprio “piccolo mondo” (fatto di amicizie, affetti, ruolo nella società). Senza accorgercene ci isoliamo sempre più dai nostri simili. Abbiamo fatta nostra l’idea che si può fare a meno degli altri e accettato di vivere in eterna competizione con il prossimo. Così abbiamo messo in un cassetto la nostra identità, il tratto umano complessivo che ci rende simili gli uni agli altri, con i nostri bisogni di pace, benessere, giustizia. Oggi lo spirito competitivo e l’individualismo sono gli aspetti predominanti della nostra società. Stiamo dimenticando, purtroppo, che tutti i più importanti progressi umani sono stati raggiunti grazie all’impegno comune, alla collaborazione di tanti individui.
Abbiamo smesso di cooperare fra noi, quindi di partecipare attivamente, lasciando fare ai vari “gruppi di potere”, che pensano e decidono al posto nostro, combinando disastri di ogni tipo.
In questo modo permettiamo ad altri di costruire la loro autorità nella società e nel mondo e, in ultima analisi, su noi stessi. Rifiutiamo, in altre parole, di ammettere una verità semplicissima: tutti noi esseri umani siamo interdipendenti, non possiamo fare a meno dell’altro per vivere, come è vero che anche l’altro ha bisogno di noi.
Il risultato del nostro rifiuto è che la nostra umanità si inaridisce nella competizione quotidiana per il guadagno, il potere, il consumo, il possesso, ecc.
Il clown aiuta a rompere gli schemi!
Il sistema di potere attuale è organizzato in modo da soddisfare le esigenze di pochi. Per mantenersi ha bisogno di una società disunita e competitiva. Noi individui, uno per uno, contribuiamo accettando di vivere con il coltello fra i denti, facendo venire meno cooperazione e spirito di fratellanza. Solo in parte ci viene “imposto” questo sistema, in realtà ne siamo gran parte responsabili. La competitività e l’isolamento rispetto agli altri, d’altra parte, alimentano le nostre paure. Ci sentiamo più soli, dunque indifesi.
L’egoismo genera in noi paura e violenza. Si diventa razzisti e violenti perché siamo attaccati al nostro piccolo mondo che abbiamo accettato di mettere in competizione con tutto e tutti. Ma è proprio questa paura e insicurezza che ci rende più vulnerabili, oggetto di prepotenza e arbitrio. Senza cooperazione, senza fratellanza, siamo tutti meno difendibili, rischiamo di vivere tutti più insicuri, tutti meno protetti.
Come possiamo pretendere che la società sia organizzata secondo principi di giustizia, se noi per primi pratichiamo esclusione e disinteresse?
Come pretendiamo di vivere nel benessere personale se non ci preoccupiamo del benessere di tutti, se accettiamo le ingiustizie ai danni altrui ?
Come pretendiamo di essere liberi se chiudiamo le porte agli altri, se accettiamo che la società escluda una parte di esseri umani dai nostri stessi diritti e libertà ?
Per questo non è provocatoria l’affermazione che abbiamo fatto all’inizio come clown. Del resto, chi dovremmo incolpare del nostro individualismo, del nostro egoismo? Dire che la colpa è di qualcun altro, significa solo giustificare la nostra passività, fare finta di non vedere le nostre responsabilità. Eppure queste sono tutte lì, davanti a noi.
Partire da noi stessi, questa la premessa indispensabile, per l’inizio del cambiamento.
Ritrovarci negli altri, come parte del tutto, del mondo, per cambiare la realtà intorno a noi che non ci piace.
Pace, benessere, giustizia, libertà, relazioni umane benefiche: sono aspirazioni che non possiamo realizzare da soli, standocene chiusi nel nostro piccolo mondo egoista.
Il Clown ci aiuta a liberarci del pregiudizio delle idee. Abbiamo tante idee del mondo, della vita. Gran parte sono luoghi comuni e convenzioni, nati per giustificare l’egoismo sociale (tipici: “i meridionali sono scansafatiche”, “i musulmani sono tutti fanatici”, “i giovani non hanno valori”, “gli impiegati pubblici sono parassiti”, ecc.) o l’egoismo personale (“tutti pensano agli affari loro”, “l’uomo è un lupo tra gli uomini”, ecc.).
Possiamo cambiare, sta a noi scegliere di farlo. E’ la vera, autentica libertà, che nessuno può toglierci. Non dobbiamo aspettare l’ennesima guerra, l’ennesima violenza, magari più spaventosa, più vicina a noi. Non dobbiamo aspettare l’ennesima ingiustizia, l’ennesima prevaricazione, magari su noi stessi.
Non rimandiamo a domani quello che possiamo fare oggi. A furia di pensare a come la vita dovrebbe essere, ci sfugge la vita del momento presente. Occorre maggiore attenzione e presenza, che significa poi capacità di ascoltare, comprendere, comunicare. Cosa possiamo fare, dunque ?
- Vivere il momento presente, cercando di abbandonare i ruoli che assumiamo in ogni circostanza e a causa dei quali alziamo muri di incomunicabilità con l’altro. Smettiamo di passare il tempo pensando a come dovremmo essere, inseguendo idee, guardiamo la realtà per quello che è, e viviamo ogni istante con la giusta importanza e dignità, perché ogni cosa che facciamo, anche la più piccola, ha un suo valore.
- Imparare a comunicare, prestando attenzione, sapendo ascoltare, riflettendo criticamente.
- Avere fiducia in noi stessi e nei nostri simili, perché questo facilita comprensione e cooperazione e predispone alla consapevolezza.
- Comprendere che non possiamo fare a meno degli altri, perché siamo tutti interdipendenti.
- Smettere di delegare, sia pure agli individui più onesti del mondo, perché è solo attraverso la partecipazione attiva, la fine della passività, che possiamo realizzare la nostra identità, tramite il confronto con gli altri e la ricostruzione di una socialità, uno stare insieme autentici, all’insegna di cooperazione, fiducia, onestà.
Verso una nuova organizzazione umana.
Come clown e come “uomini interi” il nostro interesse è valorizzare e mettere al lavoro, attualizzandoli, quei principi e valori che sono espressione dei migliori tentativi umani di interazione, cooperazione, solidarietà attiva, libertà antiautoritaria: il “far da sé” alternativo alla delega; la spontaneità organizzata, orizzontale, dalla base, alternativa al verticismo, all’organizzazione burocratica; la socialità consapevole e libera come forma di messa in rete degli individui; l’irriducibilità dell’azione nella difesa di interessi “altri” da quelli di poteri e autorità costituite; la solidarietà e il mutuo soccorso alternativi all’egoismo sociale. Il Clown come uomo di pace.
Principi e valori che, va detto, sono stati spesso negati e contraddetti da pratiche organizzative che hanno messo gli interessi delle strutture davanti a quelli degli individui, finendo per negare le tensioni e le premesse originarie, così riproponendo logiche di potere ed egemonia che contraddicono ogni idea di libertà. Il clown ci aiuta a navigare “fuori dalle rotte abituali”.
La realtà odierna vede un netto prevalere di un sistema di poteri coercitivi e autoritari sui bisogni umani più autentici. L’insieme degli individui, la cosiddetta società civile, vive in larga parte passivamente, egoisticamente, senza alcuna fiducia che sia possibile cambiare, migliorare la propria vita assieme a quella degli altri. Le organizzazioni sociali, culturali, di promozione delle energie umane sono per lo più strumenti che fanno da ostacolo alla necessaria trasformazione.
E’ il momento di mettere in campo una ipotesi nuova, che è, allo stesso tempo, una speranza e una possibilità concreta.
Tutte le vecchie forme sociali organizzate sono diventate, purtroppo, strumenti inadeguati per favorire il cambiamento. Rappresentano, anche nei casi più onesti, luoghi di potere, di autorità costruita sulla delega, sulla passività dei soci e dell’intera società. La loro funzione è aumentare le quote di potere nella società. Sono fini a se stesse o, quando sono oneste, luoghi della non-partecipazione, dove le decisioni vengono prese da pochi individui in nome di interi gruppi umani.
Occorre tentare di costruire una strada verso la libertà, verso una forma di autentico autogoverno delle relazioni umane plurali. Il cambiamento possibile non è un mero atto spontaneo. Il cambiamento richiede impegno e scelta consapevole, perciò libera. Per questo occorrono le migliori energie delle persone che scelgono di impegnarsi comunemente, mettendo in rete e condividendo le proprie esperienze, intenzioni, emozioni. Proponiamo una organizzazione libertaria di individui, secondo la tradizione più intima e vera del clown che per sua natura non può essere sottomesso ad alcuna costrizione, condizionamento, autorità. Oggi anche l’individuo più sensibile e consapevole rischia di vivere isolatamente le proprie esperienze. Noi proponiamo la medicina dell’incontro, dello scambio, della relazione umana permanente, quindi di organizzare questo percorso, ma in forma nuova. La situazione di difficoltà epocale richiede che venga stabilita una connessione più ampia, che faccia cioè riferimento non solo alle proprie specifiche esigenze di espressione umana e realizzazione sociale (nel nostro caso la “medicina del cuore” espressione dell’umanità del clown) ma che consenta all’individuo di aprire le porte al mondo, con la possibilità di interfacciare tutte le umane sofferenze ma anche tutte le umane gioie e liberazioni. Tale forma di organizzazione possiamo costruirla come una associazione di idee, principi e valori che accomunano gli individui. Idee forti e semplici allo stesso tempo: la pace, la libertà, la giustizia sociale, l’uguaglianza, la cooperazione e la fraternità, l’antirazzismo, la democrazia partecipativa consiliare. Un mutuo soccorso attivo. Un tenue filo di speranza che possa aiutare gli individui a riconoscersi in un percorso comune, pedagogico anzitutto. Tale percorso richiede, però, che ognuno di noi individui realizzi e pratichi da se medesimo questi principi e valori, senza delegare ad altri o aspettare che altri realizzino per noi queste idee. La comunità che proponiamo di costruire è costituita da un insieme di relazioni solidali tra individui accomunati da idee e valori, che praticano il cambiamento in prima persona e, insieme agli altri, praticano il cambiamento collettivo, per un autentico cambiamento umano che si riverberi anche nel sociale. Comunità basata, quindi, su relazioni umane consapevoli, interdipendenza, ascolto reciproco e collaborazione paritetica.
Per realizzare questa comunità occorre una “rivoluzione” nelle modalità organizzative.
Come prima cosa, le organizzazioni sociali per noi dovrebbero esprimere un modo di vivere diverso, partecipe, attivo, da parte degli individui. Forma e contenuto dovrebbero essere intrecciati in modo indissolubile. Organizzazione, dunque, come momento della realizzazione pratica consapevole dei valori condivisi da parte dei singoli individui.
In che modo ? Partiamo dallo stato generale della società.
Dato che ci troviamo in una situazione in cui il valore della cooperazione e della fratellanza, vale a dire la base di qualsiasi attività umana cosciente, costruttiva e benefica, è stato minato in profondità, occorre mettere al centro un lavoro educativo paziente che sia di aiuto emotivo (medicina dell’anima) e stimolo al protagonismo della persona. Non serve mantenere apparati, sedi centralizzate, professionisti a tempo pieno, quanto stare nei luoghi sociali umani, costruire una rete di rapporti solidali, fra individui e fra realtà. Stare in mezzo alla gente, dove vive e si riproduce, con la pratica dell’esempio e lo strumento della comunicazione.
Può cambiare il mondo ?
- Si, se partiamo da noi stessi, senza affidarci a qualcosa o qualcuno che risolva i problemi per noi;
- No, se pensiamo di cambiarlo da soli.
In questo apparente paradosso sta il fondamento del progetto. In tal senso vogliamo liberarci della responsabilità di “dover cambiare il mondo”, o guarire gli esseri umani dal loro “male di vivere” perché il mondo (e ogni persona) cambia solo se lo vuole una moltitudine di individui liberi e perciò consapevoli e allo stesso tempo interconnessi. Senza, pertanto, alcuna ansia di affermare il primato della nostra iniziativa, di una qualche organizzazione. Senza l’ansia di primeggiare. Soltanto, con la consapevolezza che il nostro impegno ci aiuta ad affermare la nostra identità umana, ci fa vivere con dignità, con interezza, ci fa stare meglio. Chiamiamolo un sano “egoismo alla rovescia”.
Il gusto di pensare liberamente e criticamente, di dirlo apertamente. Il gusto di difenderci e aiutare coloro che si fanno partecipi perché ci sentiamo liberi e non perché “obbligati” da alcun “senso del dovere morale” o da regole organizzative. Facciamo riferimento a quella rete di solidarietà umana, spesso inconsapevole e nascosta, che pure esiste nella società e continua nonostante tutto ad opporsi alla barbarie crescente. E’ questa vera e propria “rete di “resistenza” di “esistenza” umana” all’ingiustizia e alla sopraffazione, fatta da migliaia di individui, intrecciati fra loro spesso inconsapevolmente, che pensiamo vada portata alla luce per costruire, grazie ad essa, una società umana accogliente, finalmente liberata. La rete esiste già, non va tanto organizzata, quanto piuttosto portata consapevolmente alla luce. In questa attività potremo incontrare e relazionarci, cooperare, con le migliori espressioni dell’impegno umano nei campi più svariati: artisti, scrittori, attori, attivisti sociali (sindacalisti, ecologisti, animalisti, difensori dei diritti civili, ecc.) perché il clown come curatore di anime ha bisogno di incontrarsi e cooperare con chi anela disinteressatamente a migliorare il mondo e combattere le ingiustizie in una sinergia costruttiva e trasformativa complessiva.
Il lavoro che serve nella società è accompagnare la crescita degli individui – a partire da noi stessi – con i nostri tempi, i nostri modi, sulla strada del recupero della nostra identità umana, fino alla riscoperta del valore della cooperazione. Un lavoro capillare, certosino, dunque, con il quale non dobbiamo mai sostituirci all’impegno in prima persona degli individui: spingere, sollecitare, mai sostituirci. La delega è il primo dei muri da abbattere. Attraverso l’azione cosciente, la realizzazione pratica, coerente, dei valori umani da parte dell’individuo è possibile propagare l’esperienza del cambiamento, vale a dire che è davvero possibile per ognuno cambiare e, attraverso questo cambiamento che parte da noi stessi, cambiare le relazioni esistenti attorno a noi, quindi contribuire al cambiamento complessivo della società. Siamo noi individui che possiamo praticare in prima persona, non è l’organizzazione che può praticare al posto degli individui. La comunità libertaria e solidale di Clown Dottori e Sociali è pertanto una organizzazione di valori e metodologia condivisi collettivamente e di tante, distinte, quotidiane pratiche individuali, che possono anche realizzarsi attraverso iniziative e momenti collettivi, ma non devono aspettare gli “eventi” o i “proclami” di questa o quella “autorità” per agire. Gli individui partono da loro stessi per cambiare – pratica individuale –, quindi scelgono di condividere con altri individui idee e valori comuni se pensano giusto che anche la società cambi in meglio – pratica collettiva. Questo è il circolo virtuoso che possiamo innescare. Le strutture organizzative devono essere “leggere”, funzionali allo svolgimento delle attività quotidiane, che sono di informazione, di denuncia, di lotta. Le strutture devono essere decentrate territorialmente e socialmente.
L’elemento centrale da far vivere è la socialità: essa va ricostruita, come uno stare insieme nuovo, libero e consapevole. Va ricostruita nei luoghi dove la gente vive e si riproduce. Attraverso una autentica socialità viene messo in discussione il piccolo mondo egoista di ciascuno. Si può realizzare non tramite interventi organizzativi esterni ed estranei, ma attraverso la quotidianità nelle piccole azioni di ogni individuo. Pensiamo a una comunità intessuta da una fitta rete di relazioni umane, che ciascuno di noi tesse quotidianamente. Al centro della comunità libertaria e solidale c’è, in estrema sintesi, il nostro impegno e la nostra pratica in prima persona, da mettere al servizio della ricostruzione di una nuova socialità.
Dunque il fulcro della nostra pratica comunitaria è sempre e solo il singolo individuo, la singola persona, il singolo uomo e la singola donna, il singolo clown.
L’identità umana oggi non è solo nascosta, ma frantumata. Entriamo nelle situazioni indossando volta a volta maschere diverse (nel lavoro siamo in un modo, in casa in un altro). Generiamo infiniti microcosmi incomunicabili fra loro. E’ importante favorire la ricomposizione dell’individuo, affinché riusciamo ad essere noi stessi in ogni situazione, abbassando le maschere. Per questo è necessario mettere in rete i diversi aspetti della nostra pratica di cura con altri ambiti di intervento sociale e culturale, intrecciandoli in modo da ricondurli allo stesso filo, qualunque sia il tipo di attività che svolgiamo. Questo filo conduttore è dato da un insieme di principi e valori (le idee, appunto) e da una pratica individuale cosciente, su cui riconoscersi. Questo è possibile se non costruiamo una organizzazione meramente specialistica, “monotematica” ma invece fondiamo un nuovo impegno umano e sociale, capace di lasciar esprimere l’identità umana nei suoi molteplici aspetti e, quindi, nella sua interezza.
Occorre una vera e propria Rivoluzione Culturale Antiautoritaria – perciò Libertaria – alternativa ai principi dominanti. C’è bisogno di uno strumento di comunicazione umanistico, che faccia piazza pulita dei sistemi di potere, degli apparati, che aiuti ogni individuo a realizzarsi e le collettività a riconoscersi e difendersi. Il nostro non è nient’altro che un elogio alla sana follia del Clown.
Nasce da qui la “Comunità, libertaria e solidale di clown dottori e sociali”, denominata “Comunità RADUNO NAZIONALE CLOWN DOTTORI”, una possibilità, uno spazio e uno strumento di condivisione delle esperienze umane individuali e collettive. Il clown è un individuo non atomistico o immateriale, isolato o asociale, o privo di legami ed identità, è uno “stato di grazia”, un essere “umano intero” attivo, libero e consapevole, definito nella sua “singolarità” plurale dentro una “con-vivenza” o “Koinonia” che nel suo significato originario (greco) designava il concetto di “ciò che si ha in comune (Koiné) nella diversità” (venendo poi assorbito dal latino attraverso la parola “communio”, cioè società/comunità. La stessa “società” in molti casi è più attenta ad educare i nostri figli alla competizione, alla matematica, alla scienza, ai diritti, all’ambiente ed alla geografia, ma noi ci chiediamo: chi si preoccuperà di far sentire meno soli tanti giovani che vivono ai margini di questo modello di società – non più comunità – ma fatta di non luoghi? Allora l’aggettivo latino “communis” a sua volta alla base del verbo comunicare composto dalla proposizione “cum” e dall’aggettivo “munis”, il cui iniziale significato era quello di “condivisione di una carica” resta uno dei principi fondamentali della nostra associazione: “idea di reciprocità = bisogno di comunità”. Una condivisione vera, una “carica emotiva”, di un voler “immaginare insieme” come ’esistenza’ unica, irripetibile, definibile nel suo essere insieme. Un individuo che determina il cambiamento e non lo subisce passivamente dalle strutture economiche, sociali, culturali e politiche entro cui vive, pensa ed opera: insomma una comunità, libertaria di clown “dottori e sociali, di sognatori pratici.
Con il clown, il “prendersi cura” – attraverso la creatività delle arti e della scienza – assume un significato specifico: assumersi un compito di vita, dove non è predominante né l’esterno (aver cura di qualcuno), né l’interno (curarsi qualcosa), bensì l’impegno che si prende è il senso ed il valore che si dà all’essere umano ed alla vita nel suo significato più profondo e più ampio. In questo caso il valore che diamo al “prendersi cura” è costituito dal senso della corresponsabilità. In questo principio, c’è un aspetto emancipante dell’educazione: il “prendersi cura dell’altro” diventa un “prendersi cura di se stessi”. Questo presuppone e richiede l’affermazione di un principio di libertà fuori e contro ogni forma di autoritarismo. In questo la figura del Clown nella nostra comunità assume il principio dell’azione libertaria e solidale perché l’autentica libertà si estrinseca nella affermazione della “cura reciproca”, del sostegno e mutuo appoggio (auto e mutuo aiuto) delle persone, in armonia con la madre terra.
Per questo l’associazione si struttura nella centralità della figura del Clown “Dottore” e “Sociale” come “uomo possibile”, “autentico”, “uomo intero e profondo” che può “prendersi cura” di tutti i mali dell’uomo e della madre terra. Una figura non letteraria, una figura non solo finalizzata ad essere “operatore sociale” stabile e/o istituzionalizzato ma un “uomo intero”, “non maschera”, fondamentalmente “processo ri-creativo” e finale di una ricerca di soggettività che recupera la sua autentica e profonda identità: “il clown che è dentro ognuno di noi: il nostro bambino interiore”. Il Clown come specchio di tutto nel ritrovarsi, nella cura di “sé”, nel mettersi in gioco, nell’andare verso un “se” (senza accento), un “se” in movimento, in dono e in volo verso una relazione che si possa “prendere cura” anche degli altri.
L’associazione promuove e sviluppa un concetto di salute individuale e sociale non solo chimica–biologica che si attiva e si può recuperare nella armonia (“eudemonia”), nell’autonomia culturale, nella libertà di scelta del singolo individuo. L’uomo da sempre sta dentro l’orizzonte dischiuso della felicità e della salute e da sempre è compreso entro il grande cerchio che essa forma in quanto principio e fine di tutta la sua vita. L’uomo è da sempre in cammino verso la sua felicità e salute e quindi uno dei nostri compiti è promuovere un “educazione” che “risvegli” l’individuo nelle sue capacità e possibilità di felicità e salute. In questo senso l’associazione promuove la “pratica del sogno” o meglio individua “l’utopia” e “la speranza” come gli strumenti fondamentali per avviare un processo di “risveglio” e “guarigione” di tutti i mali della nostra società. Tale moderna e antica ‘paiedeia’ parte dalla coltivazione del dubbio, del sospetto e dello stupore, quale capacità dell’individuo consapevole e libero di meravigliarsi nell’essere al mondo e d’apprezzare situazioni, eventi, circostanze come occasioni, sia dal punto di vista estetico che etico.
L’associazione con le sue azioni intende promuovere “la ricerca della felicità” attraverso la “disciplina della serenità”.
La comunicazione in “rete” o in “cerchio” non è finalizzata al confronto come possibile conflitto fra diversità. Ma, è sempre rispettosa e gelosa della ricchezza cognitiva ed esistenziale dell’individuo, della libera scelta del proprio stile di vita e degli autonomi percorsi personali della propria esistenza.
L’associazione è sempre e comunque lo spazio di libertà e di progetto che ogni individuo con le sue idee, i suoi sogni e le sue utopie, dal di dentro o dal di fuori, riesce a promuovere per sé e per gli altri.
La “Comunità RNCD”, libertaria e solidale di Clown Dottori e Sociali fonda il suo progetto e la sua pratica sulla piena indipendenza da istituzioni e gruppi di potere, aspirando a quella trasformazione e realizzazione umana capace di restituire alle donne – tutte – e agli uomini – tutti – pace e benessere, libertà e fraternità, diritti e dignità, in una società libera da ogni forma di oppressione e discriminazione.
Valori, metodologia pratica consapevole, mezzi della rete libertaria.
I valori, che sono altrettanti obiettivi e modi di vivere, possono essere i seguenti: cooperazione e fraternità, giustizia sociale, libertà, indipendenza, antiautoritarismo.
Crediamo profondamente che sia necessario costruire una società retta secondo giustizia. Per noi giustizia vuol dire, anzitutto, benessere per tutte e tutti, senza distinzioni etniche, religiose, sessuali. Quindi uguaglianza, equa distribuzione delle risorse. Solidarietà invece di egoismo. Dignità invece di profitto. Umanità invece di mercato. Per fare questo è necessario tornare a cooperare e sentirsi fratelli e sorelle in una grande famiglia, quella umana. L’indipendenza, da “gruppi di potere”; da “potentati economici” – nella sostanza – da tutti coloro che si ergono come “proprietari” della società; è necessaria per affermare una pratica individuale e collettiva autenticamente libera. Occorre, insieme, mettere da parte ogni autorità, ogni logica autoritaria. Non è con la forza che si impongono i cambiamenti. Questo è il principio della vera libertà, la libera scelta consapevole. Questi stessi valori esprimono i tanti, singoli, distinti programmi sociali della rete di individui e organismi territoriali presenti nella comunità libertaria e solidale.
La metodologia pratica consapevole, individuale e collettiva, è lo strumento per esprimere la tensione al cambiamento. Essa sarà caratterizzata dalla ostilità al principio della delega, dal fare auto-organizzato. Partecipazione, democrazia diretta, indipendenza.
La delega è lo strumento con il quale abbiamo finora rinunciato alla nostra responsabilità e, di conseguenza, alla nostra libertà. Va contrastata con forza, perché ne siamo culturalmente imbevuti. Ad essa corrisponde la nostra inazione. Non più delegare significa cominciare a partecipare, quindi a praticare. In forma indipendente, perché dobbiamo salvaguardare il nostro agire da interessi estranei ai nostri. Partecipare, tutti e tutte, decidere, tutti e tutte, agire, tutti e tutte. Non è un obbligo, un vincolo morale, soltanto l’unica possibilità di praticare con successo il cambiamento. Questa è la democrazia diretta, non delegata. Dal punto di vista della pratica organizzativa nella comunità libertaria e solidale si privilegia il momento consiliare nelle discussioni. Il principio autoritario delle gerarchie va intaccato nel profondo, per liberare le energie migliori di ogni individuo e aiutare un sano spirito di collaborazione. Per questo anche il modo di riunirsi e discutere diventa decisivo. C’è bisogno di mettere ogni individuo in grado di scambiare “da pari a pari” con gli altri. Basta con le riunioni stile scolastico, con assemblee con tanto di “presidenza”, con relatori da una parte e “ascoltatori” dall’altra. Un cerchio, senza “primi” e senza “ultimi”, dove la “narrazione”, cioè la profonda compenetrazione dell’individuo con le proprie esperienze di vita, prenda il posto dell’”intervento”, cioè le parole dette e usate pensando a quale effetto creeranno negli altri, piuttosto che a quello che realmente sentiamo. Un modo per aiutare la reciproca comprensione tra persone e la risoluzione dei conflitti.
Rispetto al problema della “rappresentanza” degli organismi, è utile fare riferimento ai concetti espressi in precedenza. Se l’unica pratica reale di cambiamento è quella che parte dal singolo individuo (quindi senza delega alcuna), nessuno può parlare a nome di una comunità. Immaginiamo una rete di relazioni umane che condividono gli stessi valori, rispetto a cui gli individui possano riconoscersi. Allo stesso tempo non tutti praticheranno questi valori con la stessa intensità. Chi è più attivo, chi pratica con maggiore intensità, può rappresentare, attraverso se stesso, il percorso condiviso dalla comunità, ma non la comunità intesa come “organizzazione”. I valori condivisi della comunità libertaria e solidale si esprimeranno attraverso le tante, distinte pratiche individuali presenti nella rete. La stessa natura del clown è al tempo stesso massima indipendenza dalle strutture di potere, dalle reti tematiche, dai singoli organismi. Su tutto il resto, dentro la comunità libertaria e solidale potranno esprimersi più voci, anche in contrasto fra loro, facendo spazio a quella “sana follia” del Clown. La libera dialettica dovrà essere favorita al massimo grado. Tutto, in tal senso, deve essere rimesso alla volontà delle collettività umane di riferimento. Per questo, da qualunque punto di vista vogliamo analizzare il problema, non esiste alcun aspetto su cui siamo costretti a far decidere una organizzazione (e quindi, eventualmente, a far decidere dei cosiddetti “rappresentanti” in nome e per conto di quella organizzazione). Il problema di “chi decide, cosa”, semplicemente non esiste, in quanto gli obiettivi della comunità libertaria e solidale possono essere realizzati unicamente attraverso l’attività e la realizzazione pratica dei singoli soci (in ciò si esplicita il concetto di “sognatori pratici”. Senza questa attività dei soci, nessuna organizzazione può pensare di realizzare alcunché, salvo arrogarsi il diritto, l’autorità, di decidere al posto degli altri. Per finire, la pratica cosciente, come partecipazione attiva improntata ai valori della giustizia e della libertà, significa entrare in conflitto con l’arbitrio e l’ingiustizia, significa lottare. Lotta intesa come tensione al superamento dello stato di cose esistenti per migliorare la propria vita e quella degli altri. Nell’azione di cambiamento, individuale e collettivo, si procede attraverso prove, confronti, scontri, una dialettica che può produrre conflitto. Ma per noi il conflitto non è un fine o un metodo, quanto piuttosto la possibile conseguenza della pratica del cambiamento consapevole. La stessa figura del clown è conflitto, passione, compassione e amore.
L’organizzazione, pratica e formale, della comunità libertaria e solidale si basa sulla costituzione e connessione di nodi (luoghi d’incontro, scambio e condivisione) locali, tematici, territoriali, culturali, sociali, ecc. e coordinamenti locali e nazionali. Strutture orizzontali, senza organismi delegati a rappresentare la comunità, in quanto l’auto-rappresentanza e l’autogestione dalla base mettono da parte dirigismo e centralismo. Alla comunità libertaria e solidale possono aderire singoli individui e strutture organizzate: gruppi informali di base, organismi partecipativi di base, associazioni costituite, laboratori culturali, ecc.
I mezzi, come abbiamo accennato sono quelli necessari ad alimentare la comunicazione permanente con l’insieme della società. Anzitutto attraverso fogli tematici, ai quali possono fare riferimento fogli di struttura, territoriali, nazionali, associativi, ecc.
La comunicazione internet è un altro aspetto decisivo, costruendo una rete di nodi di scambio ricca e multiforme. Vanno costruite banche dati telefoniche per poter comunicare in tempo reale con gli/le aderenti alle reti attraverso messaggi SMS. Le reti avranno i loro momenti di iniziativa più ampi, trasversali, nazionali, attraverso “campagne” di intervento.
La pratica della socialità trasversale, dello scambio di esperienze, si darà per mezzo degli “Incontri”: iniziative pubbliche aperte, che si svolgeranno in ambito nazionale, regionale, cittadino, territoriale. Campeggi, raduni, piazze tematiche, eventi culturali e didattici in luoghi come cinema e teatri, scuole, centri sociali, ambienti di lavoro, di studio e di ricerca avranno lo scopo di coniugare arte e scienza. Gli “Incontri” saranno caratterizzati dalla ricerca della socialità come momento e luogo di scambio fraterno e dalla multimedialità come mezzo di comunicazione: laboratori esperienziali, rappresentazioni teatrali, proiezioni video-musicali, dibattiti e seminari, esposizioni di autoproduzioni, feste e convivialità. L’obiettivo sarà quello di accompagnare la crescita dell’individuo in un contesto collettivo che si riconosca per idee e valori comuni. Uscire dalla individualità dell’essere soli con la propria vita per entrare in una visione e pratica più ampia, questo il senso degli “Incontri”. Utilissimi, in tal senso, anche gli “Incontri” che si svolgeranno nelle piccole comunità (di lavoro, di studio, ecc.), senza obiettivi organizzativi precisi, ma con il solo scopo di aiutare la rigenerazione di un clima di fiducia e scambio solidale, di migliorare i rapporti umani, stimolare la collaborazione di gruppo.
Importanti saranno anche i momenti seminariali di verifica delle esperienze concrete e di arricchimento del patrimonio di valori della rete.
La comunità libertaria e solidale si doterà di organismi di coordinamento, luoghi non decisionali, che si costituiranno al solo scopo di alimentare lo scambio di esperienze e informazioni e per aiutare lo sviluppo e la costruzione del movimento: clown “uomini interi”.
Gli strumenti di tutela legale previsti pure dallo statuto completano le esigenze organizzative per ciò che riguarda gli aspetti formali di rappresentanza esterna dell’associazione ma non assumono un valore di riferimento interno. Per il resto lo strumento principale è la pratica quotidiana, locale e decentrata, insostituibile di ciascun individuo nel suo rappresentarsi come clown come uomo intero.
“Comunità di Clown Dottori & Sognatori Pratici”
http://www.radunonazionaleclowndottori.org
info@radunonazionaleclowndottori.org
+39 338 4122630
Sono operatrice d’infanzia ed ho avuto modo di stare a contatto con i bambini ricoverati in ospedale,è stata un’esperienza non facile…credo però,che sia tra le più gratificanti sorprese della vita,leggere negli occhi di una persona ammalata ed ospedalizzata un sorriso,una speranza!Mi piacerebbe lavorare in questo ambito o farlo come volontaria ma non so come muovermi perchè alle prime armi.Lascio la mia mail per essere informata su qualunque iniziativa.Mi piacerebbe lavorare su me stessa e con gli altri!
Indirizzo e-mail:
by.kikka@libero.it
Ciao! Vorrei partecipare al vostro progetto. Devo premettere che non ho nessuna competenza in campo medico o pedagogico ma la trovo davvero un’iniziativa favolosa. Come posso fare? C’è un corso di formazione o altro che possa insegnarmi come fare??
Per ogni ulteriore informazione a riguardo ci potete contattare direttamente tramite la nostra email: info@radunonazionaleclowndottori.org
Clown Nanosecondo
Presidente (provvisorio
al secolo) Enzo Maddaloni
nanosecondo54@alice.it
+39 338 4122630