Lettera aperta alla cittadinanza di Alessio Fragnito
Carissimi, da circa 20 anni uso la bicicletta come principale mezzo di trasporto e da almeno 2 anni incontro con sommo piacere tanti altri beneventani che come me hanno deciso di inquinare di meno e di muoversi in maggiore libertà. Il boom di bici a pedalata assistita, diventato una vera e propria moda, ha spinto la Provincia a lanciare l’idea del bike sharing. Consentitemi, da ciclista, di aprire un dibattito su tale argomento.
A mio giudizio il progetto di bike sharing è il classico passo più lungo della gamba. Sono ben altre le priorità, se le amministrazioni vogliono davvero incentivare l’uso della bici in città. Fare un bike sharing con bici a pedalata assistita è come fare una piscina per una casa che non ha ancora nè tetto nè impianto elettrico.
Dico questo per 4 ordini di motivi:
1 – A BENEVENTO NON CI SONO PISTE CICLABILI URBANE, per cui la libertà di circolazione delle bici è molto limitata. Sembra che nessuno sappia che, in assenza di piste ciclabili, la bici deve seguire tutte le regole a cui sono sottoposti gli altri veicoli a motore, con in più la penalizzazione di essere considerato “un intralcio” da parte del codice della strada. Per cui, in teoria, per circolare lungo il Corso Garibaldi ci vorrebbe il permesso riservato ai residenti, per non parlare del divieto di controsenso e guida sul marciapiede (vietato a tutti i veicoli). Per fare una pista ciclabile basta disegnare una linea bianca a margine delle strade già esistente e mettere qualche cartello, per un costo complessivo molto inferiore al progetto del bike sharing.
2 – A BENEVENTO NON CI SONO PARCHEGGI PER LE BICICLETTE, per cui, codice della strada in mano, le bici non potrebbero essere parcheggiate da nessuna parte in città, perchè non possono essere parcheggiate nè sui marciapiedi nè vicino a elementi di arredo urbano nè nelle strisce blu (perchè non sono quadricicli), eppure istallare delle rastrelliere o dei tubolari in acciaio costerebbe molto ma molto meno del progetto del Bike Sharing.
3 – A BENEVENTO NON ESISTE UN REGOLAMENTO MUNICIPALE CHE REGOLI LA CIRCOLAZIONE E IL PARCHEGGIO DELLE BICI, come invece esistono in tutte le città che hanno adottato il bike sharing, per cui non si sa dove poter parcheggiare, dove le bici possono andare, dove no, etc. Basterebbe mettere dei cartelli.
4 – A BENEVENTO NON C’E’ RISPETTO NE’ PER LE BICI NE’ PER I PEDONI NE’ PER I PASSEGGINI NE’ PER I DISABILI, come chiunque può sperimentare di persona prendendo la bici tutti i giorni.
Quando ci saranno tutti e 4 questi elementi, solo allora il Bike Sharing avrà un senso, farlo senza queste 4 condizioni necessarie significa destinare soldi pubblici alla vandalizzazione. Sia ben chiaro che io non pretendo che domani la Provincia faccia tutte queste cose.
Per adesso basterebbe che venisse garantita la quarta condizione, ovvero quella del rispetto verso ciclisti e pedoni da parte degli automobilisti. Poi, col tempo, il Comune si potrebbe dedicare alla redazione di un regolamento municipale che disciplini il parcheggio e la circolazione delle bici. Se poi l’uso delle bici dovesse diventare di massa allora si potrebbero fare le piste ciclabile e, infine, quando tutti useranno la bici almeno per i piccoli spostamenti, si potrebbe realizzare il bike sharing, che non deve essere necessariamente a pedalata assistita. Voglio infatti ricordare che la maggioranza delle città che hanno il bike sharing, mettono in condivisione bici comuni e non bici assistite, anche perchè la pedalata assistita dovrebbe essere riservata agli over 60, visto che la vera bici è a trazione esclusivamente muscolare.
Ma per farvi rendere conto di ciò che dico, riporto tre episodi emblematici:
1 – Sotto casa mia sono parcheggiate ogni giorno numerose autovetture sprovviste di permesso per la ZTL, nessuno si lamenta (tranne me) e i vigili non vengono a fare le multe se non quando li minacci di presentare una denuncia alla Procura. Ebbene, quando ho provato a parcheggiare la mia bici, tutti i residenti si sono ribellati, affermando che la mia bici “dava fastido”, mentre vengono tollerate le macchine parcheggiate in modo tanto selvaggio da impedirmi di entrare a casa mia a piedi. Addirittura una vicina ha minacciato di denunciarmi per danni perchè avevo parcheggiato la bici vicino il tubo fecale della sua abitazione.
Risultato: io non posso parcheggiare la mia bici in una zona a traffico limitato, mentre tutti i non residenti vi possono parcheggiare le loro automobili e i loro motorini.
2 – L’ultima volta che sono stato investito (mi capita in media 3 volte l’anno), è stato da parte di una signora che ha svoltato all’improvviso senza mettere la freccia. La bici è volata, io sono vivo per miracolo e la signora, appena uscita dall’auto, ha cominciato ad insultarmi, ha chiamato i vigili e appena questi sono arrivati ha cominciato a dire che doveva denunciarmi. Non mi ha mai chiesto se mi ero fatto male nè mi ha chiesto scusa, nemmeno quando i vigili le hanno detto che prima di girare occorre sempre mettere la freccia. Risultato: mentre io mi lamentavo dei dolori che cominciavo a sentire, la signora è salita in macchina e se ne è andata. I vigili non hanno provata a fermarla nè hanno preso il numero di targa. Sono stato una settimana con terribili dolori alla schiena, altri al posto mio avrebbero smosso avvocati di prim’ordine per farsi risarcire.
3 – l’ultima volta che sono andato alle Poste Centrali ho provato a parcheggiare la bici, come al solito, all’ingresso. Due vigili sono intervenuti per impedirmelo, dicendo che era sosta vietata. Io gli ho fatto notare che c’erano già altre automobili parcheggiate lì, e che il cartello indicava zona rimozione, ho quindi spostato la mia bici e l’ho parcheggiata su indicazione del vigile, dopo di che li ho invitati a far rimuovere anche le automobili e sono entrato negli uffici postali. Quando sono uscito nessun automobile aveva la multa sul cruscotto. Risultato: di fronte a 7 auto parcheggiate in zona rimozione, i vigili urbani intervengono per far rimuovere una bici parcheggiata nello stesso luogo.
Siete ancora convinti di voler fare il bike sharing?
La voce, le belle parole, le conoscenze e la “genuina” competenza del sig Alessio Fragnito si perderanno, assieme alle mie, in questa sperduta pagina di commenti.
Ho buone ragioni per dubitare che l’autore, cioè quello che ha appiccicato le ali al progetto “bike-sharing”, ha semplicemente adottato una creatura non sua, dimenticando di consultare il libretto “uso e manutenzione”, attentamente confezionato dal padre.
Quindi, invece di alimentare la neonata dalla e con la testa, in Provincia hanno cominciato a somministrare gli alimenti dalla coda: “Peccato, peggio di così non potevano cominciare!”
Alla metafora della piscina, suggestivamente e intelligentemente scritta dal sig. Alessio, aggiungerei una mia allegoria, ovviamente più modesta, per far comprendere come sarà nata l’idea e, probabilmente, la brutta … scopiazzatura.
La Provincia e il Presidente Cimitile hanno comprato 30 piccoli aerei, assistiti da due pedali e una batteria, per far volare l’immagine di pochi Beneventani sulla scopa della solita strega, anziché iniziare a costruire almeno un pista per farli decollare fuori dalle mura longobarde.
Anziché investire pochi spiccioli, finalizzando la spesa per alimentare la conoscenza in un contesto più ampio dei brevi, incartapecoriti palcoscenici cittadini, chi ha finanziato il progetto ha difatti relegato la bici elettrica a un mero fenomeno di moda, più che un fenomeno di massa.
Succederà, come ha previsto Alessio, che il bike-sharing per “calare” a Benevento dovrà tentare un atterraggio di fortuna lungo il fiume Sabato, oppure sulle secche del Tammaro e del Calore o, alternativamente, nel deserto, ossia sulla pista ciclabile extraurbana che unisce Pantano alla vecchia stazione di Vitulano.
Semmai dovesse atterrare, come tutti ci auguriamo, sarebbe comunque esposto alle “vandalizzazioni”, se volesse raggiungere dalle strade periferiche il Corso, gli Uffici e il Centro cittadino senza incidenti, come quelli raccontati dallo sfortunato, ma ricchissimo sig. Alessio.
Buona Fortuna e Buon Natale a tutti,
Attilio Paradiso
AAA…..ANNUNCIO: ho una decina di bici elettriche bene assistite, cioè ITALIANE, che cedo a buon mercato, ossia come se fossero usate. Esse erano destinate ad un progetto, che purtroppo ho dovuto abbandonare in corso d’opera, del tutto gratuita.
Chi è interessato può scrivere a: info@vieniescrivipuretu.net
Nessuna parola rimane mai inudita in rete!!
Anch’io, come voi, sono un paladino della mobilità ecosostenibile e adoro spostarmi in città in bicicletta, adoro quel senso di libertà assoluta che solo chi ha provato può capire. Ho vissuto per dieci anni a Torino, dove la bici è sempre stata realmente considerata come una valida alternativa all’auto e dove attualmente è in fase di sviluppo avanzato il piano di bikesharing più imponenete d’Italia. Sono già attive 116 ciclostazioni e stanno fiorendo ovunque piste ciclabili. Dunque ho visto di buon occhio il progetto del bikesharing beneventano, è comunque un inizio.
Quello che manca a Benevento è una radicata cultura ” ciclistica”. E allora perchè non promuoverla? Perchè non sesibilizzare la gente all’uso della bici? Perchè non mettere insieme un po’ di gente che ami questo mezzo di trasporto e cominciare a pretendere maggiori attenzioni? Ci avete pensato?
Walter