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Posts Tagged ‘Rifiuti zero’

(Nostro articolo – Erika Farese- 08.01.2010)

Un uomo, una donna. Due imprenditori. Due modi diversi di considerare i rifiuti. Materiale post-consumo, per la cittadina di Vedelago, Carla Poli. Materiale da incenerire, per il direttore altoatesino, ing. Marco Palmitano. Posizioni molto diverse, emerse nel corso del seminario “Ciclo integrato e sistema provinciale dei servizi ecologici e di gestione dei rifiuti”, organizzato da Sannio Sity.

Nel paesino veneto, grazie al Centro Riciclo Vedelago srl, la possibilità di attuare un piano tendente a rifiuti zero è diventata realtà. Per l’imprenditrice Carla Poli, che definisce il suo centro di riciclo “un’azienda privata in sinergia con il pubblico, per una scelta d’azione condivisa”, il termine rifiuto non esiste, si parla solo di risorse, dimostrando come anche la frazione residua secca, quella parte del rifiuto destinato alle discariche, può essere recuperato. Il 75% di questa frazione residua è materiale plastico, che può essere riciclato. Anche la tipologia di plastica, che fino a pochi anni fa, poteva finire solo nelle discariche, qui è trasformata e riusata. Diventa MPS, granulato plastico, o comunemente detto “sabbia sintetica”, attraverso un trattamento di densificazione per sfregamento a 180 gradi, senza combustione. Anche gli scarti di produzione degli imballaggi e i rifiuti delle industrie usufruiscono dello stesso trattamento. Il progetto 100% recycling, portato avanti a Vedelago, è diventato patrimonio europeo. Con questo granulato plastico saranno realizzati i pavimenti simil-parquet per gli uffici dell’ONU.

Anche per i rifiuti speciali le grandi aziende hanno deciso di affidarsi alla Poli, non per una loro anima ecologistica, ma solo per un conto economico: risparmiano 1/5 rispetto alle precedenti gestioni degli scarti di produzione. Rifiuti zero deve significare anche costi zero, o per lo meno molto limitati. E’ questa l’arma vincente di ogni imprenditore, anche della Poli, la quale ha convinto l’amministrazione veneta della grande opportunità che offriva il  sistema di gestione dei rifiuti del suo centro, proprio attraverso un discorso di opportunità economica: 580.000 euro risparmiati, che sono stati poi destinati a progetti scolastici. Condizione primaria per realizzare tutto questo è la volontà politica. Ci vuole uno sforzo culturale e politico contro gli inceneritori e le discariche, attraverso un cambiamento del concetto di rifiuto.

A seguire devono esserci informazione e formazione, attraverso sia incontri educativi nelle scuole, dove ogni aula è organizzata come una famiglia, con cestini colorati per la raccolta differenziata, perché da qui parte il processo di contaminazione culturale che si riverserà nelle famiglie e nella società, sia attraverso la ricerca e lo studio dei nuovi materiali che vengono immessi sul mercato. Stando alle parole dell’imprenditrice, alla luce anche della crisi economica, i grandi produttori sembrano rendersi conto della necessità di creare imballaggi facilmente reciclabili e spesso si rivolgono proprio al centro di Vedelago per avere informazioni su come realizzare packaging eco-compatibili. Ad accelerare questo processo può contribuire lo stesso consumatore: usando l’arma della scelta consapevole, può influenzare il mercato, non facendosi più condizionare su cosa acquistare, decidendo in prima persona le cose di cui ha bisogno e che i produttori devono vendergli.

La vita del rifiuto è come un ciclo, un cerchio che parte dalla produzione e ritorna alla produzione.

Le persone, la vita sono le protagoniste del Centro Riciclo Vedelago: i materiali vengono separati manualmente dagli operi impiegati in azienda. Questo per assicurare un’eccellenza dei materiali rivenduti, che solo la manualità umana può garantire.

Stridente con lo spirito riciclone che animava nel suo contesto il seminario, è apparso l’intervento dell’ing. Palmisano, direttore generale dell’Eco Center spa di Bolzano. Una fiera del pro-inceneritore, sostenuta anche a colpi di semantica. Parole usate: “termovalorizzatore”, invece di “inceneritore”; non si parla in termini di tonnellate bruciate, ma di “energia prodotta”. Un inceneritore, quello di Bolzano, presentato come una bomboniera, realizzato oltre 20 anni fa, a meno di 1 km dal centro storico, ben voluto dai cittadini, se non si conta uno “sparuto “gruppo di 10-15 persone che si stanno opponendo alla realizzazione del secondo bruciatore, il cui costo ammonta a 117 milioni di euro. Stando alle parole dell’ingegnere Palmisano, non si capisce neanche il perché di questa opposizione, visto che è un inceneritore bello, quasi come quello di Vienna, che calorosamente invita a visitare, incurante della definizione di “bomba ecologica” attribuitagli da Greenpeace.

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