Camillo Campolongo, l’amore per la natura nonostante le cavallette – Intervista di Bmagazine (giugno 2008)
aprile 19, 2009 di Redazione
Camillo Campolongo, l’amore per la natura nonostante le cavallette
Non sono un naturalista professionista, nel senso che ho studiato Fisica, ma la passione per le scienze naturali l’avevo fin da ragazzo, anzi da bambino. Tuttavia, ricordo che sfogliando libri ed enciclopedie a quell’età avevo un tale ribrezzo per gli insetti da non riuscire a toccare (a leggere sì) le pagine con loro illustrazioni. Figuriamoci quando ero in compagnia di altri bambini che catturavano audacemente innocue cavallette, afferrandole per i lunghi femori…
Coltivare la passione per la natura non è stato facile, in particolare a Benevento, perché bisognava fare quasi tutto da autodidatta negli anni ’70 ed ’80: senza Internet, pochi testi (che non era facile trovare in libreria), qualche trasmissione televisiva di Piero Angela, Folco Quilici o Jacques Costeau. Superai questo isolamento forzato grazie ad alcuni fatti significativi: l’iscrizione al WWF (1977), che mi consentiva di ricevere periodicamente il giornalino che riportava le emergenze naturali ed ambientali internazionali e le battaglie dell’Associazione; la fondazione delle riviste Airone ed Oasis (primi anni ’80), che, ispirandosi al National Geographic, portarono alla ribalta una quantità di notizie ed informazioni su natura ed ambiente inimmaginabile fino a pochi anni prima; un corso di birdwatching seguito a Napoli durante gli studi universitari, che mi fece conoscere un bel gruppo di ornitologi campani con i quali abbiamo condotto varie campagne di ricerche e studi a carattere scientifico.
Ogni tanto qualcuno mi chiede quale ruolo io abbia nel WWF e quanto guadagni, rimanendo un po’ sorpreso dalla mia risposta che si tratta di un impegno assolutamente volontario e, quindi, senza nessuna retribuzione, mentre mi guadagno da vivere facendo l’informatico. Certo, qualche privilegio di tanto in tanto mi è concesso: visitare una Riserva Naturale Statale senza accompagnatori, partecipare ad un convegno sedendosi al fianco di un Ministro, scrivere un pezzo per una prestigiosa rivista (come Bmagazine!) o essere contattati dalla RAI per una notizia giunta in redazione. Ah, dimenticavo la nomina nel Consiglio Direttivo del Parco del Taburno-Camposauro in rappresentanza dell’Associazione!
Effettivamente, se tale impegno fosse retribuito, si potrebbero (o dovrebbero) fare molte più cose: fornire supporto legale a chi vuole denunciare un abuso, sostenere con documentazione scientifica le battaglie dei comitati locali (quando non sono strumentali), fornire supporto alle scuole ed agli Enti pubblici per attività di educazione ambientale, collaborare con le forze di polizia per la vigilanza ambientale e venatoria, organizzare eventi ed iniziative di sensibilizzazione e raccolta fondi. Tutte attività che sono svolte volontaristicamente, quando e come si può, perché gli attivisti (non solo per il WWF Sannio) sono pochi.
Mi sarebbe piaciuto lasciare evolvere la soddisfazione dell’esperienza ambientalista, tuttavia, nell’impegno politico, ma le esperienze avute sono state molto deludenti: primo perché all’elettorato (almeno quello sannita) interessa poco un curriculum eco-volontario e secondo perché l’organizzazione di un partito è finalizzata alla rappresentanza negli Enti (e quindi alla conquista di nomine ed incarichi) di tutti i livelli, dal consigliere comunale al Ministro. Il mondo politico, purtroppo, è ancora troppo auto-referenziale per poter rappresentare una classe dirigente degna di questo nome, capace di assumersi impegni chiari e di lavorare (anche fisicamente) per raggiungere il risultato.
Camillo Campolongo
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