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Archive for the ‘Agricoltura sostenibile’ Category

Degustazioni e conoscenza della prima colazione con i prodotti del Commercio Equo e Solidale.
Gesti quotidiani per una sicurezza alimentare, redistribuzione del reddito, tutela ambientale.

Per il formato pdf: Colazione equa

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Per il formato pdf, clicca qui: Orto in festa 10 09 11 

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http://www.villapastenella.it/

http://www.terrecaudium.it/

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Slow Food Benevento per “I Colori del cinema” con il docufilm “Terra Madre” di Ermanno Olmi, venerdì, 17 settembre 2010
  
Venerdì, 17 settembre 2010, ore 20.30, presso il Caff’Emporio (libreria Masone di Benevento), Slow Food Benevento sarà protagonista de “I colori del cinema“, rassegna della biodiversità e della coesione sociale.

Intervengono Maria Elena Napodano (Slow Food Benevento), su “Terra Madre, comunità dell’apprendimento e culture popolari”, ed Erasmo Timoteo (Slow Food Benevento), su “Terra Madre, economia di piccola scala e alternativa alla globalizzazione
 
Segue il film documentario “Terra Madre” (Italia 2009, 78 min) di Ermanno Olmi. Nel rendere omaggio alla manifestazione con cui Slow Food aggrega le comunità del cibo del mondo,  il maestro del cinema propone il proprio punto di vista sul grande tema del cibo e sulle implicazioni economiche, ecologiche, sociali ad esso correlate. Ermanno Olmi costruisce un documentario, un film d’inchiesta limpidamente autoriale, che fa i conti con il destino del pianeta.
 
A conclusione dell’evento, momento conviviale con aperitivo del territorio a cura di Slow Food Benevento.

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Il comitato civico “A Guardia dell’Ambiente“ di Guardia Sanframondi, l’associazione “Cittadini in movimento” di San Salvatore Telesino e la “Rete Arcobaleno Benevento, associazioni per un’economia ecosolidale” organizzano un incontro su “La nuova economia, ambientale e sociale, inizia dal mondo contadino”.

La serata che, si realizza presso la Cantina Corte Normanna di Guardia Sanframondi, in località Sapenzie, venerdì, 10 settembre 2010, ore 20.30, prevede la proiezione di spezzoni tratti dal film “FOOD, INC.” (USA 2009) di Robert Kenner.

Intervengono Luca Zolli, agronomo, su “Agricoltura e comunità delle comunità“, Flaviano Foschini,  agronomo, su “Agricoltura sostenibile per lo sviluppo “ e Gaetano Pascale, presidente Slow Food Campania, su “Agricoltura di piccola scala: un’opportunità di sviluppo per le aree interne“.  (altro…)

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Comunicato stampa 6/09/10 di Slow Food Italia

Ucciso Angelo Vassallo, sindaco di Pollica e vicepresidente Cittaslow

Un esempio per il Cilento e per l’Italia nella tutela del territorio e nella valorizzazione dell’agricoltura locale.
Intorno alle due di questa mattina è stato ucciso a colpi di pistola nella sua auto Angelo Vassallo, sindaco di Pollica (Sa). Il primo cittadino del paese del Cilento era attivo nei progetti Slow Food nonché vicepresidente di Cittàslow, la rete di comuni che si impegnano nel migliorare la qualità della vita degli abitanti e dei visitatori, trasferendo al governo cittadino le esperienze maturate nel mondo enogastronomico attraverso la rete di Slow Food. (altro…)

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Agrobusiness e speculazione: così la grande finanza sta affamando il Pianeta

dal Fatto Quotidiano del 26 luglio 2010 – di Matteo Cavallitto

La denuncia del World Development Movement (WDM): dietro la clamorosa impennata dei prezzi degli alimentari c’è l’insaziabile avidità di banche e fondi speculativi

Il finanziere Georges Soros

Scommettendo al rialzo sull’andamento dei prezzi delle materie prime le grandi banche e i principali fondi speculativi (Hedge funds) hanno contribuito in modo determinante ad affamare i Paesi più poveri del mondo sperimentando un sistema che, a qualche anno dal collaudo, continua a generare profitti vergognosamente elevati. E’ la durissima accusa lanciata dal World Development Movement (Wdm), una Ong londinese attiva da anni nelle campagne per la lotta alla povertà, nel suo rapportoThe great hunger lottery: How banking speculation causes food crises” pubblicato in questi giorni. (altro…)

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Nel video, una particolare giornata vissuta dagli amici di San Salvatore Telesino (Città di Eufemia) in trasferta a Paduli.

“Serata di festa a casa Minicozzi. Abbiamo solo fatto asciugare il grano e sembravamo come tanti bambini ed eroi di chissà cosa…”

Musiche di Rino Gaetano, “Donde està el grano”.

Il video è stato proiettato venerdì, 23 luglio 2010, per i Colori del Cinema, presso l’aia di Maria Pia Cutillo, San Salvatore Telesino (NO inceneritore a San Salvatore T.)

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Art’Ap in Zucca – Sabato, 22 maggio 2010, ore 12
presso la libreria Masone Alisei di Benevento
Art’Empori – la comunità dell’arte biodiversa
la Rete Arcobaleno – associazioni per un’economia ecosolidale
e Bmagazine – rivista mensile per un’informazione orizzontale
 
promuovono un Art’Ap in Zucca, un aperitivo, bio ed equo, durante il quale verranno distribuite ai presenti alcune piantine di ortaggi da coltivare sul balcone di casa: pomodorini, melanzane, peperoncini (friarielli), zucchine.
 
L’accudire queste piante, ospitandole sui nostri balconi, nonostante generi quantità simboliche di ortaggi, consente un rapporto più consapevole con un cibo, preferibilmente, “buono, pulito e giusto”, con il mondo contadino e con la stessa Terra che, sfamandoci e ospitandoci, ci accudisce.
 

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La “rivincita del contadino” secondo la Rete Arcobaleno che partecipa al convegno “Olivicoltura tra buone pratiche agricole e criteri ambientali”

La Rete Arcobaleno partecipa al convegno “Olivicoltura tra buone pratiche agricole e criteri ambientali adattati alle condizioni locali”. Il convegno, promosso dall’Associazione Olivicoltori Sanniti, si terrà lunedì, 22 marzo 2010, ore 9.00, presso la sede della CIA, Confederazione Italiana Agricoltori, in via delle Puglie, 34, Benevento.

Il dibattito, moderato da Giuliano Martino, presidente AOS, prevede un intervento dell’agronomo Luca Zolli,  sulle “Tecniche agronomiche in olivicoltura a basso impatto ambientale” e un intervento di Alessio Masone della Rete Arcobaleno su “Sostenibilità ambientale e qualità della vita in agricoltura”.

A seguire, gli altri interventi in rappresentanza della “Rete Arcobaleno per un’economia ecosolidale”:

– Roberto Pellino – Lerka Minerka, associazione di naturalismo paesistico;

– Tullio Zullo – La Cinta Onlus, associazione per il recupero della relazione uomo-animale;

– Mario Festa – Città d’Eufemia, nodo di economia solidale; 

– Nicola Sorbo – Associazione Città Paesaggio;

– Alessio Masone su “BN Km Zero, distretto di economia ecosolidale”, “MOC MOneta Corta“, “GAS Arcobaleno, Gruppo d’Acquisto Solidale”.

Successivamente, le considerazioni degli agricoltori e dei convenuti.

Mentre, nelle sedi accademiche, ci si attarda a dibattere di uno sviluppo agricolo improntato all’internazionalizzazione dei mercati, dando credito a un modello, ormai, in recessione e che ha avvantaggiato un’economia sovraterritoriale, a danno delle risorse economiche, sociali e ambientali dei territori, le associazioni ambientaliste sannite propongono percorsi proporzionati a quella nuova economia che sta innescando inediti assetti tra sviluppo economico e identità dei territori, tra nuova occupazionalità e sostenibilità ambientale.

Dopo il declino di un modello economico fondato sui sistemi di scala e sull’estrema mobilità delle merci, assisteremo alla “rivincita del contadino”: una nuova economia che, basata sulla centralità della persona, sulle comunità locali, sul paradigma della filiera corta nelle relazioni produttive e sociali, genera, da una parte, sviluppo a favore dell’impresa locale e una sicurezza alimentare a favore del consumatore, dall’altra parte, promuove uno sviluppo identitario dei territori e una vivibilità dei luoghi quotidiani.

Laddove le istituzioni risultano incapaci di soluzione, si prefigura un contesto sociale in cui i piccoli imprenditori, agricoli e commerciali, diventano le energie strategiche per quel nuovo corso capace di agevolare i livelli occupazionali, una giustizia sociale, una redistribuzione del reddito, una coesione sociale, un legame con il territorio. 

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Terra Madre Campania

Napoli – Mostra d’Oltremare

4-6 dicembre 2009

 

 Programma

 Venerdì 4 ottobre ore 16.30

Apertura Terra Madre Campania con la partecipazione di Carlo Petrini

Al termine proiezione DVD “Gente di Terra Madre” seguita da degustazione dei prodotti delle comunità del cibo

 Sabato 5 e domenica 6 dalle 10.00 alle 19.00

Mercato delle comunità del cibo e dei Presìdi campani con esibizioni musicali delle comunità sonore

 Sabato 5

Seminari della terra

Ore 11.00 “Latte: questione di erbe”

Il termine generico “latte” non rende giustizia a tutti quegli allevatori impegnati nell’alimentare i bovini con foraggi dei prati a breve distanza dall’allevamento. Le differenze possono essere notevoli sotto il profilo nutrizionale ma anche quello organolettico. Proviamo a capire il perché.

Ore 15.00 “Parchi e produttivi”

Approfondimento dedicato ai Parchi nazionali e regionali, aree protette in cui il vincolo ambientale può costituire un’importante risorsa per agricoltori e allevatori, paladini della biodiversità alimentare.

Ore 17.00 “Contadini e cuochi: un’alleanza naturale”

Un tentativo ambizioso di costruire un percorso breve e trasparente del cibo, dai campi alla tavola di ristoranti e osterie, con il contributo di alcune esperienze significative già realizzate.

Laboratori del Gusto

Ore 11.00 “Le piccole vigne a Terra Madre Campania”

Un vitigno, un viticoltore, un territorio: la bottiglia. Falanghina, Fiano, Greco, Piedirosso, Barbera e Aglianico, espressioni di piccole vigne e autentici viticoltori.

Ore 14.00 “Presìdi vivi e vegetali”

I colori dei presidi compongono un caleidoscopio ricco di emozioni: rosso, giallo, verde. Esempi di sostenibilità e di pratiche rispettose delle materie prime oggi ci forniscono una tavola logica di comparazione delle differenze tra le produzioni industriali e non.

Ore 17.00 “Formaggi d’alta quota”

Un’occasione in più per portare alla ribalta pecorini e caciocavalli ottenuti dai pascoli di montagna, in condizioni spesso disagiate e faticose per gli allevatori ma che possono garantire notevoli vantaggi dal punto di vista organolettico.

Domenica 6

 Ore 10.00 Parola di contadini

Le comunità del cibo portano testimonianza della propria esperienza, attraverso storie, racconti e immagini. Saranno invitate a raccogliere le testimonianze enti e istituzioni da tutto il territorio regionale.

Laboratori del Gusto

Ore 11.00 “Il salume?  … sono io!”

Presìdi, quasi presìdi e rarità, trovano spazio laddove la geografia non sembra darne. Il racconto di piccoli produttori introdurrà i partecipanti in un universo di emozioni e suggestioni.

Ore 14.00 “Tutte le forme del pane”

Una panoramica sensoriale sulle varianti del cibo quotidiano per antonomasia, dalle più diffuse a quelle più sconosciute.

 Ore 17.00“Tesori nei baccelli”

Fagioli, ceci, lenticchie e cicerchie dai luoghi più nascosti della Campania. Un omaggio alle leguminose, fornitrici di proteine a basso costo e a elevata sostenibilità ambientale.

 

La partecipazione ai laboratori del gusto prevede un ticket di 5 euro per i non soci e di 2 euro per i soci l’incasso verrà devoluto a un progetto FAO.

 

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Alessandra Farkas – 21.10.09(http://route66.corriere.it/2009/10/la_bistecca_che_distrugge_il_p.html)

COW-Button-thumb-370x370NEW YORK – L’impatto ambientale del consumo di carne è molto più devastante di quanto non si sia pensato fino ad ora. Lo affermano gli scienziati americani Robert Goodland e Jeff Anhang, co-autori di Livestock and Climate Change, uno studio pubblicato sull’ultimo numero dell’autorevole World Watch magazine dove affermano che oltre metà dei gas serra (o GHG) prodotti oggi dall’uomo sono emessi dagli allevamenti industriali di bestiame. Già nel suo dossier del 2006, Livestock’s long shadow (La lunga ombra del bestiame), la Fao aveva attestato come il settore della produzione di carne sia causa del 18% delle emissioni totali di gas serra dovute alle attività umane: una percentuale simile a quella dell’industria e molto maggiore di quella dell’intero settore di trasporti (che ammonta a un 13,5%). Ma secondo le più recenti rilevazioni effettuate da Goodland e Anhang, il bestiame e i suoi sottoprodotti immettono nell’atmosfera oltre 32.6 miliardi di tonnellate di biossido di carbonio all’anno, ovvero il 51 % delle emissioni di GHG prodotte annualmente nell’intero pianeta. La carne presente nella nostra dieta è responsabile, insomma, dell’immissione in atmosfera di una quantità di gas serra – anidride carbonica (CO2), metano, ossido di azoto e simili – ben maggiore di quella immessa dai mezzi di trasporto o dalle industrie. Il motivo? Per la produzione di 225 grammi di patate si emette una quantità di CO2 pari a quella generata dal guidare un’auto per 300 metri. Per la stessa quantità di asparagi, è come guidare la stessa auto per 440 metri. Per la carne di pollo, molto di più: 1,17 km, per il maiale 4,1 km, per il manzo 15,8 chilometri. La conclusione dei due ricercatori è drastica quanto inevitabile: “Per invertire il devastante trend che sta inesorabilmente modificando il clima del pianeta Terra basterebbe sostituire i prodotti animali con quelli a base di soia o di altre colture vegetali. “Questo approccio avrebbe effetti molto più rapidi sulle emissioni di GHG e sull’effetto serra di qualsiasi altra iniziativa per rimpiazzare i combustibili fossili con energia rinnovabile”, affermano i due esperti. Non si tratta, insomma, dell’ennesima moda alimentare o imperativo etico-religioso ma di una condicio sine qua non per assicurarsi che il nostro meraviglioso pianeta esista ancora per i figli dei nostri figli. Prima che sia troppo tardi.

(inoltrato, il 21.10.09, da Nicola Sguera sulla lista di discussione “beneventoecosolidale@yahoogroups.com“)

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Ho scannerizzato questo articolo apparso su «Carta» della scorsa settimana.
Nicola Sguera

L’agricoltura senza trivelle
(da «Carta», 20-26 giugno)

Per produrre un chilo di carne con le tecniche agricole attuali, che fanno ampio ricorso a fertilizzanti chimici, antiparassitari e macchine agricole, occorrono sedici litri di benzina. Secondo l’Istat il consumo di carne in Ita­lia è di ottanta chili a testa: una famiglia di quattro persone, che ne mangia 320 chilogrammi l’anno, consuma più di 5mila litri di benzina, quanta ne occorre per percorrere da 50 a 75 mila chilometri in auto. Il passaggio a una dieta vegetaria­na, osserva Maurizio Pallante nella prefazione del Manuale di sopravvivenza alla fine del petrolio [di Albert K. Bates, Aam Terra nuova], oltre ad apportare grandi miglioramenti in termine di salute, consentirebbe di ridurre i consumi di fonti fossili in misura più rilevante di quanto si potrebbe otte­nere dal blocco totale del traffico au­tomobilistico privato. Basterebbe ri­durre della metà il consumo di carne per ottenere risultati importanti.

Ripensare l’agricoltura, dunque, conviene non solo per avere cibi più buoni, più sani e più equi. Le vie d’uscita in questo caso si chiamano agricoltura biologica [senza chimica e Ogm], filiera corta e cortissima, [auto-produzione, gruppi di acquisto solida­le e i mercati locali], agricoltura urba­na, sovranità alimentare, biodiversi­tà, autonomia energetica delle azien­de agricole. Nelle quali non è difficile produrre energia da micro-impianti eolici e solari, e persino dal letame.

Un modo di lavorare la terra che coinvolge contadini, amministratori, commercianti del nord e del sud del mondo e soprattutto cittadini consu­matori, In grado di scegliere e dl re­cuperare la capacità di trasformare e di conservare il cibo attraverso i saperi che l’immaginario consumista ha imposto di dimenticare per favori­re il bisogno di acquistare al super­mercato cibo pronto, non di stagione, proveniente da regioni lontane e dif­fuso dai giganti dell’agroindustria.

Se è impossibile quantificare i nu­meri dell’autoproduzione, è invece più facile leggere i dati della rete dei Gruppi di acquisto solidale: i Gas in Italia sono quattrocento, ma diverse centinaia sono quelli non censiti, e so­no in crescita. Cosi come, nonostan­te il moltiplicarsi di centri commer­ciali, sempre più persone fanno la spesa nel mercati di quartiere.

Anche la storia di Michael Able­man, segnalata dal manuale di Bates, dice qualcosa dell’agricoltura infor­male destinata a crescere con la fine del petrolio: Michael insieme ad altri coltiva alcuni ettari di terra a Los An­geles, raccoglie pomodori, meloni e zucche dove c’erano asfalto e spazza­tura. l’esperienza di Los Angeles è og­gi un punto di riferimento importan­te per il movimento internazionale dell’agricoltura urbana. In Europa ci sono decine di migliaia di orti urbani in città come Berlino, Copenaghen, San Pietroburgo. A Vancouver, in Ca­nada, una famiglia su due autoprodu­ce così il proprio cibo, per non parla­re di altri continenti e città, dal Cairo, dove oltre un quarto delle famiglie alleva animali, ad Accra e Shanghai.

L’agricoltura non fossile è anche quella raccontata nel documento fina­le di Terra Preta, il forum sulla crisi alimentare mondiale, promosso da reti contadine e ong a Roma, in paralle­lo al vertice Fao e qualche giorno pri­ma del congresso mondiale del biolo­gico di Modena [18-20 giugno, orga­nizzato anche da Aiab, l’Associazione italiana per l’agricoltura biologica]: realizzare una produzione agricola basata sulla piccola proprietà e preva­lentemente per il consumo locale; combattere la speculazione finan­ziaria dei “futures” delle derrate ali­mentari; promuovere lotte contro le importazioni forzate di frumento, ma anche contro produzione ed espor­tazione di agro-carburanti imposte da imprese transnazionali e Wto.

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di CARLO PETRINI

L’agricoltura in Italia determina la formazione del 15% del Pil relativo all’agroalimentare, dà lavoro al 4% della popolazione occupata. Gli addetti sono in costante calo: 901mila nel 2008, 924mila del 2007 e 982mila nel 2006. I giovani sono il 2,9% del totale, anche qui, di lunga molti meno che in Francia e Germania (7,5% circa in entrambi i Paesi). Sono dati che dovrebbero calamitare l’attenzione non solo di chi governa, ma in generale di chi vuole comprendere e analizzare le pieghe dell’attuale crisi e, allontanandosi dagli slogan, provare a capire come sta funzionando il Paese in questo periodo, come si stanno comportando le persone, le aziende, i consumi, le vite reali.
Invece un malinteso senso della modernità e del business porta ormai molti politici ad allontanarsi sempre più dalla considerazione dei territori e delle loro peculiarità ed esigenze, per riferirsi esclusivamente ai mercati per lo meno nazionali, ma preferibilmente internazionali. Il che significa filiere lunghissime, trasporti, monocolture, grande distribuzione, necessità di input chimici per le coltivazioni, apertura agli Ogm. Significa, sostanzialmente, ulteriore industrializzazione del modello agricolo: grandi quantità, uniformità, concentrazione e priorità alle esigenze di chi vende piuttosto che a quelle di chi coltiva e consuma. La parola magica è “competitività”, e quindi “export”, ovviamente riferito al “made in Italy”. (altro…)

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